Cattedrale di Albenga

Situata nel centro storico della città medievale di Albenga, la fondazione del primitivo edificio di culto è risalente alla ricostruzione della città, avvenuta per opera di Costanzo tra la fine del IV secolo e l’inizio delV secolo, al centro della città romana (I secolo a.C.) e sorge sul sito con le esatte dimensioni di quella paleocristiana. Una sua riedificazione avvenne intorno al 1100, sui resti dell’antica chiesa paleocristiana, e ancora nella seconda metà del XII secolo.

Una tradizione vuole che per la via che da Albenga porta ad Alassio c’era un serpente che uccideva chiunque passasse. La popolazione fece una processione pregando san Michele Arcangelo di uccidere il serpente. Durante la notte si vide un bagliore provenire dal cielo e dirigersi verso un punto della strada; la popolazione accorse in fretta, e trovarono il serpente ucciso.

Il primo impianto

Un primo studio sull’antico impianto paleocristiano fu intrapreso tra il 1964 e il 1967 dove si appurò che la struttura fu a pianta basilicale e molto ampia; nello scavo archeologico sono state scoperte le basi di due colonne che arricchivano l’altare. Sarà con l’invasione nel 643 del re longobardo Rotari nei territori della Liguria che la chiesa fu ridotta alla sola navata centrale.

Grazie alla divisione del territorio ligure in Marche, che permise una maggiore importanza per Albenga e la sua diocesi, l’impianto fu riedificato nell’XI secolo in forme protoromaniche ad unica navata e con cripta. Le fasi di questa riedificazione sono ancora oggi visibili nella muratura inferiore dellafacciata.

L’odierno impianto.

L’attuale struttura della cattedrale è opera della nuova riedificazione avvenuta alla fine del XII secolo, anche se alcune fonti spostano tale intervento ampliativo nei primi decenni del XIII secolo, che riportò la pianta dell’edificio all’originale (pianta basilicale) con la sostituzione dei muri longitudinali con nuove colonne con archi a tutto sesto acuto.

Nuove modifiche alla struttura furono intraprese nel 1582, su sollecito del visitatore apostolico Nicolò Mascardi, adeguando l’impianto alle nuove disposizioni della Controriforma. I lavori consisterono nella sopraelevazione del pavimento, nella sostituzione delle coperture con nuove strutture voltate e il conglobamento delle colonne in pilastri; furono inoltre aggiunti nuovi punti luce per l’illuminazione della cattedrale e nuovi elementi decorativi, stucchi e sculture, nelle balaustre e negli altari.

Un completo recupero dell’antica struttura medievale si attuò negli anni settanta del XX secolo grazie all’intervento e studio dell’archeologo di Porto Maurizio Nino Lamboglia; il suo lavoro riportò alla quota originaria l’antico pavimento e risaltò la cripta protoromanica sotterranea che, nella nuova edificazione del XII-XIII secolo, fu colmata.

Struttura

La cattedrale si presenta oggi divisa in tre navate con la suddivisione in colonne e pilastri originari sorreggenti archi ogivali ricostruiti. Gli interventi di Nino Lamboglia permisero inoltre la cancellazione di elementi barocchi dal presbiterio, oggi sopraelevato per esigenze liturgiche e per rendere meglio visibile lacripta protoromanica.

Le varie fasi strutturali che si susseguirono nei secoli sono ben visibili nell’esterna facciata che si presenta con un notevole rosone e una decorazione ad archetti pensili. L’attiguo campanile è stato ricostruito tra il 1391 e il 1395 dall’architetto-canonico di Albenga Serafino Mignano con la collaborazione dei capimastri Oberto e Tommaso Caressia. Considerato il più insigne esempio di epoca tardo gotica, è sviluppato su cinque ordini di bifore e triforeculminante con una cuspide poligonale con pinnacoli ai quattro spigoli.

Le opere

All’interno della cattedrale sono conservate pregiate opere scultoree e pittoriche. Gli affreschi della volta sono opera dei pittori Maurizio e Tommaso Carrega, del XIX secolo e restaurati nel corso del 1999-2000, di Raffaele Resio e di Sante Bertelli. Nella navata destra è presente un’edicola del 1456 con l’affresco ritraente Santa Chiara e due offerenti, la Crocifissione con i Santi Antonio abate e Giovanni Evangelista e il vescovo committente del 1528 del pittore detto il Pancalino.

Nell’abside laterale destra, sull’altare barocco, vi è una tavola della fine del XV secolo: la Pentecoste; nell’abside centrale sono raffigurati cicli di affreschi della seconda metà del Quattrocento; sull’altare maggiore il paliotto cinquecentesco ritraente i Santi Verano, Michele Arcangelo e Giovanni Battista.

Altri dipinti sono le due tavole del pittore Luca Baudo, Sant’Eligio e Sant’Ampelio della fine del XV secolo, il Miracolo di San Verano di Giovanni Lanfranco e la Madonna col Bambino e santi di Orazio De Ferrari; quest’ultimi dipinti non sono esposti al pubblico per motivi di sicurezza.

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