Sarà la mostra “Una Sfida al Nulla” di Daniele Sigalot a riaprire la stagione espositiva del Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro ad Andora. L’inaugurazione, con ingressi contingentati e diretta Facebook è prevista il 14 maggio dalle ore 15.30, con apertura straordinaria fino alle ore 20.00. La rassegna, promossa dal Comune di Andora, dedicata a questo giovane e talentuoso artista che ha al suo attivo mostre internazionali e una passata, intensa, esperienza sul terreno della pubblicità, che lo ha iniziato ai dispositivi di richiamo di attenzione, di capacità di persuasione, di potenziale comunicativo, nei confronti di un possibile interlocutore, sarà visitabile fino al 1 agosto. Daniele Sigalot depositario di una strategia, nella messa in atto di progetti ideati concettualmente e messi in opera visualmente, trova la modalità estetica di coniugare la forma all’idea, realizzando grandi scenari di installazioni site-specific. “Una sfida al nulla”, infatti, si caratterizza per un notevole numero di installazioni in situ ed è l’espressione del desiderio di Sigalot di armonizzare ed integrare i suoi topoi e il suo linguaggio alle sale di Palazzo Tagliaferro. Paradigmatiche sono, a titolo di esempio, le due installazioni che accoglieranno il pubblico nel Contemporary Culture Center, entrambe profuse di una micropresenza dall’alto valore metaforico, che metteranno in scena i suoi aeroplanini qui declinati in acciaio grazie alla collaborazione con l’azienda Wem. Le installazioni “128 paper planes simultaneously hitting the wall with quite a taste for geometry” e “Bip” che riconducendo alla tecnica orientale dell’origami, indurranno l’osservatore a prefigurarsi immaginarie trasvolate transoceaniche restando immobile. Sono infatti la messa in scena di un gioco che da piccoli tutti noi abbiamo fatto almeno una volta e che qui, dove l’acciaio sostituisce la carta, si trasforma e diventa riflessione sull’ossessiva ripetizione del gesto, sulla sperimentazione e sul creativo, innovativo e ironico utilizzo dei materiali. «Si tratta di una mostra che dovrà essere fruita attivamente dal pubblico» – spiegano le curatrici Viana Conti e Christine Enrile – «l’artista attraverso le sue installazioni vuole promuovere un rapporto diretto con il visitatore creando fin dall’ingresso in mostra un rapporto di complicità, di sfida a giocare. Spesso l’artista viene visto come una figura tormentata Sigalot non è fra questi. Lui segue le orme di artisti contemporanei quali Jeff Koons, Maurizio Cattelan e ci invita a giocare, a raccogliere e fare nostra la sua ironia e con essa esplorare anche il mondo dell’Arte Contemporanea. La scoperta dell’installazione, realizzata con acciaio riflettente, “Quando il soffitto scoprì di non essere più lì” in una delle splendide sale di Palazzo Tagliaferro, dove il mirabile lavoro di restauro degli affreschi ha lasciato una parte di soffitto bianco fra quelli riportati a nuova vita è la perfetta manifestazione della leggerezza e del gioco dell’assurdo a cui l’artista vuole introdurci». “Ciò che era vuoto è ora pieno di vuoti” è un’altra delle opere in mostra che detiene un alto valore psico/simbolico. Realizzata con un elemento spesso utilizzato dall’artista estremamente noto, oggi, a soggetti di fasce generazionali differenti, ovvero la capsula di ansiolitici, variata nel colore, nell’aroma, in rapporto alla composizione chimica e alla reazione che ne deriva e che entra in armonica sinergia con il pavimento delle sale di Palazzo Tagliaferro: quasi un segno dello scorrere e del variare del tempo, con i medicinali che assurgono a riferimento mandalico. Daniele Sigalot, in un’epoca in cui l’anthropos può arrivare a un secolo di vita, lavora sulla dimensione temporale come nell’installazione elettronica del “Enough”, con funzione di rispondere alla domanda sulla possibile validità della sua opera, trascorsi mille anni dalla realizzazione. L’artista affronta, in una società di massa, connotata da un’irrefrenabile consumismo, con lucida ironia e spirito ludico/critico, la questione della gratuità del gesto artistico in termini di profusione, ripetizione miriadica dello stesso oggetto, ambiguità percettiva, eccesso. Sigalot si impegna in una puntigliosa ricerca del senso giusto là dove non esiste o non cessa di negarsi. Ogni sua opera, ogni sua mega-installazione, rappresenta un cangiante autoritratto il cui soggetto si interroga senza aspettare alcuna risposta. È forse un gioco assurdo, una sfida al nulla, una sistematica pratica di autonegazione? L’effetto ottenuto, comunque, è quello di far riflettere lo spettatore, su quei valori di fondo che sono venuti a mancare, sulle profonde questioni dell’essere, avvolgendolo in fantasmagorici scenari onirici. I suoi feticci sono oggetti, attitudini, parole, provocazioni al senso dell’esistenza e del far arte.
Info e prenotazioni: https://contemporary.palazzotagliaferro.it/