Valbormida: brevi cenni storici

STORIA DI UN TERRITORIO CONTESO
Segni inequivocabili della presenza dell’uomo in questi territori fin da epoche antichissime sono le incisioni rupestri rinvenute in varie località, una in particolare dalla chiara forma antropomorfa rinvenuta su di un masso nei pressi di Biestro, e i ritrovamenti di attrezzi e suppellettili  nelle caverne e negli anfratti formati dalla Bormida di Millesimo nell’attuale Parco Bric Tana.  Emblematico è il Menhir di Roccavignale, in località Valzemola, in tutto simile ai reperti analoghi che si trovano prevalentemente nel nord Europa; non è stato ancora oggetto di studi approfonditi da parte degli studiosi. La particolare posizione geografica, a cavallo tra la costa e la pianura padana, ha sempre fatto della Val Bormida un crocevia strategico, ambito dai conquistatori che si sono succeduti nel corso dei secoli. I Romani, vinta la resistenza dei liguri epanteri nel 173 AC, fecero di Cairo Montenotte e Piana Crixia due centri strategici di grande importanza. Realizzarono poi un tratto della Via Emilia Scauri, che permetteva di raggiungere l’attuale Tortona partendo dal porto di Vada Sabatia (Vado Ligure): muti testimoni di quest’opera sono i ponti ancora integri nella val Quazzola nel tratto di percorso che dal colle di Cadibona scende all’ attuale Quiliano. Di questa importante via di comunicazione si avvalsero i barbari che invasero la vallata alla caduta dell’impero romano; Goti, Unni, Longobardi e Franchi si succedettero nelle occupazioni, accompagnate da saccheggi, violenze e scorrerie. Dall’anno 1000 cominciò un periodo di maggiore stabilità, conseguente all’infeudamento della stirpe degli Aleramici, e la nascita quindi della Marca Aleramica, che comprendeva il vasto territorio che da Savona andava fino al basso Piemonte, all’inizio della pianura padana. Nel 1162, Federico Barbarossa investì Enrico il Guercio, Marchese del Carretto, discendente diretto degli Aleramici, dei territori suddetti. I Del Carretto mantennero il potere in questa porzione di entroterra per molto tempo, pur se indeboliti da continui frazionamenti di territorio legati a vicende ereditarie, e la perdita di Cairo, Rocchetta, Cortemilia e Carcare nel 1322 a favore della famiglia degli Scarampi. Il segno che però lasciarono fu indelebile, e ancora oggi quasi ogni località conserva i resti di castelli medievali, eretti a difesa di città o di vie di comunicazione. Come detto la continua divisione in  nuovi rami della Famiglia Del Carretto, con conseguenti zone di influenza, portò a una disgregazione territoriale che, alle soglie del XVII° sec, portava Genovesi, Spagnoli e Piemontesi a dividersi sostanzialmente le zone di influenza e controllo dei maggiori centri della vallata. Inevitabili gli scontri, con gravi episodi come la distruzione di Cairo del 1627 durante lo scontro tra i Savoia e Genova. La Pace di Vienna del 1738 consegna ai Savoia i territori del Bormida; non passeranno che pochi anni e la Val Bormida entrerà di diritto, suo malgrado, nei libri di Storia. Un giovane comandante francese, Napoleone Bonaparte, ingaggerà una trionfale campagna d’Italia, mostrando al mondo coraggio e soprattutto capacità strategiche fuori dal comune, durante le battaglie di Montenotte, Millesimo e Dego dell’aprile 1796, contro l’alleanza Austro/piemontese.La zona ricadde quindi nella sfera di influenza francese fino al 1815, nell’ambito del dipartimento di Montenotte; fu questo un positivo periodo di fioritura commerciale e di riorganizzazione delle attività artigianali e agricole. Tornata sotto il controllo dei Savoia, la Val Bormida seguì il corso degli eventi legati ai moti risorgimentali e all’unificazione del Regno di Italia. Durante la lotta per la Liberazione durante l’ultimo conflitto mondiale, tutto il comprensorio fu teatro degli aspri scontri tra Partigiani e nazi/fascisti