ORATORIO DI S. CATERINA VERGINE E MARTIRE – FRAZIONE VERAVO

Si trova di fronte alla Parrocchia. Si presenta come un vano con abside poligonale, nel quale si riscontrano interventi di restauro di diverse epoche. Visibili sono segni di un restauro del 1927 con imbiancamenti ai muri e verniciatura del portale d’ingresso. Non si sa di preciso quando sia stato edificato. L’Oratorio conservava inizialmente la statua di S. Caterina Vergine e Martire datata 1880 poi trasferita in Parrocchia. La Santa è onorata con la celebrazione della S. Messa e la recita del Triduo in suo onore il 25 novembre d’ogni anno. Officiata la S. Messa, i fedeli escono in processione pregando e cantando inni a lei dedicati.
In onore della Santa era stata istituita la Confraternita dei Disciplinanti di Castelbianco con Oratorio proprio senza però un suo cappellano poiché tutte le funzioni erano esercitate dal parroco.
Scopo della Compagnia era di rendere più decorose le funzioni e di giovarsi spiritualmente in vita e dopo la morte, partecipando alle processioni nelle varie feste durante l’anno e durante il pietoso ufficio della sepoltura. La compagnia non aveva un vero e proprio scopo di beneficenza, se non l’obbligo di dare un pane di circa un etto ad ogni confratello due volte l’anno: il 25 novembre, giorno della festa in onore di S. Caterina Vergine e Martire in onore della quale era stata istituita la Confraternita, e il Giovedì Santo in memoria di quanto compiuto da Gesù Cristo nell’Ultima Cena.
Doveva però contribuire a riparare l’Oratorio, comprare gli arredi o ciò di cui abbisognava a seconda delle esigenze del momento utilizzando i propri fondi. Aveva un patrimonio terriero. Era l’unico oratorio ad avere beni propri, mentre quelli delle altre frazioni erano fondati sulle elemosine date dai fedeli durante le funzioni religiose.
Ogni confratello doveva indossare una divisa composta da un abito di tela bianca con cordone sui fianchi sempre di colore bianco. Ognuno doveva provvedere a proprie spese alla sartoria. Senza la divisa non si era accettati nella Compagnia.
La Compagnia aveva un Direttore ed un Consiglio d’Amministrazione. Era nominato Direttore il parroco, o chi ne faceva le veci. Senza il suo consenso, le deliberazioni adottate dal Consiglio d’Amministrazione che riguardavano la Compagnia non avevano valore. Per la loro validità era necessaria la maggioranza dei 2/3 del Consiglio d’Amministrazione.
Quest’ultimo era composto dal Direttore, dal Priore e dal Sottopriore oltre che da dieci membri consultori, scelti fra i migliori confratelli. Priore e Sottopriore duravano in carica un anno e potevano essere rieletti solo dopo due anni dalla data della loro ultima elezione. La data di scadenza era fissata a Pasqua d’ogni anno, in quell’occasione erano affidati i nuovi incarichi, sempre di comune accordo con i confratelli e i membri consultori.
Ogni anno erano nominate anche le Figlie di Maria, a capo delle quali c’era la Priora che decideva le regole da seguire durante le funzioni e il Venerdì Santo distribuiva a tutte le Figlie di Maria i confetti. Questo rito molto singolare era compiuto in località “De Purgan” sotto la roccia denominata “Bauso dei Fenugetti”.
Le Figlie di Maria avevano una divisa di colore celeste e legata in vita una cintura dello stesso colore. Avevano l’obbligo di indossarla durante tutte le funzioni religiose dell’anno. Durante la cerimonia per la loro investitura ricevevano una Croce con un nastro di colore azzurro da portare sopra la tunica. Rimanevano in carica un anno fino alla nuova nomina.
In processione le bambine più grandi portavano lo Stendardo e la Croce Santa (quest’ultima durante le funzioni funebri), mentre le bambine più piccole che avevano ricevuto la Prima Comunione portavano il Crocifisso piccolo (“Cristetto”).